Siamo Martina e Americo, moglie e marito nella vita, genitori di Pietro, un tesoro di quasi 5 anni,  e della piccola Viola, 2 anni.

Siamo entrambi ingegneri edili. Fu la nostra prima esperienza di lavoro e le difficoltà incontrate a cambiare le nostre vite e a farci sognare un modo diverso di studiare, concepire, realizzare e vivere la casa.

Per Americo il futuro dell’edilizia delle nostre città è sempre stato evidente. Dopo anni di speculazioni edilizie, era necessario recuperare il patrimonio esistente. Riqualificando il territorio, rispettando le risorse e l’ambiente, riducendo sprechi e consumi per il benessere della persona e del suo futuro.

Con questi obiettivi si è iscritto alla facoltà di Ingegneria Edile, corso di costruzioni edili e del recupero, e si è laureato con una tesi sull’efficienza energetica. Si è specializzato in seguito in acustica ambientale e progettazione di impianti tecnici per gli edifici.

Per me, Martina, l’amore per l’organizzazione e l’ottimizzazione degli spazi, l’attenzione per il gusto estetico e la ricerca della perfetta armonia degli ambienti, è iniziato da bambina.

Quello che sembrava essere solo un gioco, un passatempo in cameretta, è stato un passaggio propedeutico per avvicinarmi con consapevolezza alla scelta degli studi universitari.

Laureata presso la facoltà di Ingegneria Edile-Architettura, ho frequentato in seguito con grande entusiasmo un master in interior design, materia che adoro e che unisco alla mia passione, l’organizzazione degli spazi.

Io e Americo ci siamo incontrati durante la nostra prima esperienza lavorativa presso un grande studio di progettazione. Tra il 2012 e il 2014 lavoravamo alla ricostruzione degli edifici privati danneggiati dai terremoti delle Regioni Abruzzo ed Emilia Romagna.

Per noi fu un’esperienza altamente formativa che ci ha insegnato la gestione di un progetto integrato con la delicata connessione tra i diversi ambiti progettuali: architettonico, impiantistico ed energetico e strutturale.

Allo stesso tempo, trovavamo quel lavoro impersonale, limitante e limitato alla sola progettazione, senza un rapporto diretto con il cliente. Questo non ci faceva sentire soddisfatti e realizzati.

Mancava la relazione con l’uomo, la persona o la famiglia che quella casa l’avrebbe poi vissuta.

Quel periodo fu fondamentale perché ci ha permesso di capire l’importanza che ha la casa per ogni individuo, soprattutto per chi la deve abbandonare senza preavviso, come nel caso di chi abita nelle zone duramente colpite dal sisma.